BREXIT: le prime aziende pronte a fare le valigie da Londra

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Si va da Goldman Sachs a Morgan Stanley, dal mondo dei broker a quello delle start up, passando per le compagnie aeree. Dopo tante parole, nei prossimi giorni, forse, potremmo vedere i primi fatti legati alle vicende della Brexit, con le prime decisioni legate a trasferimenti aziendali verso l’Europa. Mercoledì 29 marzo, infatti, scatterà l’ora X, con la notifica formale dell’articolo 50 all’Unione Europea. I negoziati saranno lunghi, con i due anni base che potrebbero non bastare e l’incertezza pare dunque destinata ad aumentare, mentre le possibilità che Londra perda l’accesso al mercato unico europeo che non erano mai state così alte. Ecco dunque una lunga lista di aziende che non vuole o non può attendere ed in qualche modo sceglie di tutelarsi.

Nei giorni scorsi Richard Gnodde, co-head di Goldman Sachs, ha confermato alla CNBC che la banca di investimento sarebbe pronta a muovere in tempi rapidi alcune centinaia di persone verso l’Europa. Parole simili sono nuovamente arrivate da Morgan Stanley che, pur escludendo decisioni traumatiche, ha visto come inevitabile un trasferimento di parte della forza lavoro verso l’Europa. Il discorso è simile, seppur con numeri più piccoli, anche per l'ambiente dei broker e delle aziende in qualche modo legate alla clientela europea. Ma sarebbero coinvolte anche le compagnie farmaceutiche e soprattutto quelle aeree, con Easyjet e Ryanair in testa, che potrebbero dover muovere le loro sedi inglesi verso l’UE, come riportato dal Guardian.

brexitUn lento deflusso da Londra e, più in generale, dal Regno Unito. Mentre Dublino e Francoforte sembrerebbero le destinazioni preferite per il mondo finanziario nello scenario post-Brexit. La prima vanta una vicinanza territoriale e linguistica, la seconda e’ nel cuore dell’Europa (e della Germania). Anche Parigi, Amsterdam, Madrid e Milano potrebbero accogliere parte della forza lavoro. Lo scenario più probabile è dunque quello di uno “spezzatino” fra molte aree geografiche. In altre parole la City rimarrebbe il cuore del mondo finanziario europeo, perdendo una percentuale dei suoi lavoratori (verosimilmente fra il 5 ed il 15%, in base agli accordi che saranno stipulati), che non sarebbe però ricollocata interamente in un’unica città ma in varie aree europee. Senza dimenticare che anche Asia ed America potrebbero in qualche modo essere nella partita. Mentre Londra è ancora sotto choc per gli attacchi terroristici che hanno colpito il cuore della Capitale, il mondo politico ha già ripreso il suo lavoro, con Theresa May che ha commemorato le vittime dell’attentato ed ha dovuto riprendere la sua scaletta lavorativa, destinata a risultare sempre più intensa nelle prossime settimane con l‘avvio formale della Brexit.