"L'Accordo per la Brexit passerà dal Parlamento". Dopo le parole della May, la sterlina vola

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Teresa May ha illustrato oggi i suoi piani per la Brexit, o meglio una parte di essi, in quanto dal discorso odierno non sono emerse particolari sorprese in merito ai piani dell’inquilina del numero 10 di Downing Street. La maggiore news forse è relativa al fatto che la May, senza attendere la sentenza della Corte d’Appello, abbia detto di voler ottenere l’approvazione parlamentare dell’accordo in merito alla Brexit. Anche se in parte già scontato dopo la sentenza dell'Alta Corte a Novembre, questo è stato visto dai mercati come un elemento che potrebbe in qualche modo frenare alcune velleità di “Hard Brexit” ed ha riportato forti acquisti sulla stelrina, che ha guadagnato due punti percentiali nei confronti sia del dollaro che dell’euro, nonostante il Regno Unito si appresti ad invocare l’articolo 50, rinunciando all’accesso al Single Market.

Sui mercati valutari il cable, cioè il rapporto fra sterlina e dollaro è volato oltre quota 1,23, avvicinando l’area 1,24, con un rialzo superiore ai 3 punti percentuali dai minimi di domenica sera, mentre il rapporto euro/sterlina è sceso da 0,88 a 0,865, mitigando la selling pressure che aveva spinto al ribasso la divisa di Sua Maestà nelle ultime sedute.

Fra gli altri punti salienti del discorso, oltre a ricordare nuovamente la priorirà del controllo dell’immigrazione (lasciando però aperte le porte ai talenti europei), la May ha anche lanciato un monito all’Europa che vorrebbe punire il Regno Unito, con la minaccia di muoversi verso la direzione di paradiso fiscale nel caso in cui l’UE cercare un deal punitivo.

Pochi i dettagli su quello che sarà l’accordo finale fra le parti in merito al post-Brexit, anche se la May ha detto di voler un’uscita ordinata dall’UE, con quello che vorrebbe essere il miglior deal sia per l’UE che per il Regno Unito (senza spiegare realmente come voglia fare ciò). 

In molti hanno ipotizzato che la PM voglia tentare un difficile cherry picking, cioè utilizzare soltanto le parti dell'UE che farebbero comodo al Regno Unito. Ma ciò è già stato catalogato come impossibile dalla Merkel e da numerosi altri politici europei. Una lunga sfida insomma.