6 Mesi dopo il 23 Giugno: ma cosa vuol dire Brexit?

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Does anyone know what “Brexit means Brexit” actually means?

E’ questa la provocante domanda lanciata in settimana dal quotidiano britannico The Guardian, che prosegue la sua indagine rimarcando come sei mesi dopo il voto del 23 Giugno nessuno sappia esattamente quelle che saranno le modalità di attuazione della Brexit. Quel che  certo, è che si tratterà di negoziazioni difficili, “le piu’ difficili di tutti i tempi”, secondo il Ministro per la Brexit Davis Davis. Cosi difficili, poi, da togliere il sonno a Theresa May, che qualche settimana fa si è lasciata sfuggire di non dormire la notte a causa della Brexit, o meglio, della difficolta’ delle suddette negoziazioni.

Di fatto, fra le ultime opzioni menzionate dai politici britannici, si è parlato anche di un modello ‘stile Turchia’, rilanciato dal segretario al commercio Liam Fox nei giorni scorsi, di fatto quindi, cercando di mantenere alcune areee economiche dell’UK all’interno dell’unione commerciale europea. Una proposta che in qualche modo ricorda quella di alcune settimane fa, relativa alla possibilità che Londra possa optare, una volta che l’articolo 50 sia invocato, di chiedere determinate esenzioni, per essere in qualche modo parte dell’UE.

 In sintesi, l’economia britannica sin qui pare aver retto relativamente allo shock dei primi mesi (anche se la Brexit ancora non c'è stata). L'inflazione è però cresciuta rapidamente, mentre la sterlina ha perso quasi il 20% del suo valore contro dollaro ed euro. L'Alta Corte ha bocciato la May, costringendola a passare dal Parlamento prima di procedere con l'invocazione dell'Articolo 50 (a meno che il suo ricorso venga accolto), aprendo altri dubbi sul fatto che possa essere invocato entro il 31 marzo 2017 come vorrebbe invece il Primo Ministro britannico.

Ma sono tante le domande che restano senza risposta sul tema Brexit. In particolare ne emerge una fin qui poco considerata: finora gli inglesi si sono occupati, con risultati spesso discutibili, quasi soltanto di lavorare per arrivare ad una loro proposta da portare all’Unione Europea. Ma siamo certi, che una volta che i delegati britannici presenteranno le loro proposte l’UE sarà davvero pronta ad accettarla?

Visto il dibattito sul prosecco che ha coinvolto il ministro italiano Calenda e l’ex sindaco londinese Boris Johnson, viene da chiedere se per caso i britannici questa volta non abbiano fatto i conti senza l’oste.