Petrolio, che crollo!

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Il 2020 sui mercati finanziari prosegue con grandi scossoni. Dapprima le news riguardanti il tragico diffondersi del coronavirus hanno determinato un drastico crollo delle borse. Soltanto l’intervento delle banche centrali ha frenato la discesa dei listini azionari, dopo che l’indice americano S&P era arrivato a perdere oltre un terzo del suo valore, mentre il FTSE Mib, indice centrale di Piazza Affari SU Borsa Italiana anche il 40% dai massimi.

Inoltre, ad aprile per la prima volta nella storia le quotazioni del petrolio americano WTI sono scese sotto quota zero. Tecnicamente questo scenario inverosimile è stato possibile perché i magazzini americani dove confluiscono gli oleodotti erano in gran parte pieni, determinando un’impennata dei costi legati allo stoccaggio. Gli operatori hanno dunque iniziato a vendere a tutti i costi nelle ultime ore di vita (anche in negativo appunto), il contratto di maggio del WTI (West Texas Intermediate) pur di non doversi trovare costretti a ricevere petrolio, in uno scenario in cui i costi di stoccaggio per il WTI erano divenuti insostenibili.

L’accordo OPEC+ non ha frenato la caduta del petrolio

Anche se il cartello dei paesi produttori di petrolio, ad inizio aprile, ha finalmente raggiunto un accordo per un taglio di 9,7 milioni di barili al giorno di produzione, il prezzo del petrolio è sceso ulteriormente. L’accordo non è stato quindi sufficiente ad arrestare la caduta, visto che gli analisti stimano un calo della domanda di quasi 30 milioni di barili al giorno, tre volte tanto il taglio raggiunto dall'OPEC+. 

Ne hanno ovviamente risentito le azioni del comparto petrolifero, partendo da Eni e Saipem, ma le cose non sono andate molto meglio sulle altre borse, con azioni come Total o Shell anche in deciso calo, seguendo appunto il prezzo del petrolio. Per via del forte contango presente sul prezzo del WTI è molto difficile assumere posizioni lunghe sul WTI stesso, ma è tuttavia possibile investire su Eni o su altri titoli del settore petrolifero ed energetico.


crollo prezzo petrolio

Continua a brillare l’oro

Le quotazioni dell’oro hanno continuato la loro ripresa, arrivando nella prima parte del 2020 ai massimi dal 2012. Un’oncia d’oro ha infatto ampiamento superato quota 1.700 dollari l’oncia. Tutto ciò nonostante alcune banche centrali, fra cui quella Russa, abbiano annunciato di voler ridurre il percorso di acquisti aurei. Gli investitori continuano a puntare sul metallo giallo in uno scenario in cui l’incertezza domina. Inoltre, le banche centrali stanno continuando a stampare moneta e verosimilmente terranno politiche monetarie molto espansive per far fronte alla crisi per molto tempo, rendendo di fatto l’oro un bene sempre più scarso e prezioso se comparato al cartamoneta in circolazione nel sistema monetario internazionale. Tutto cio’ mentre la produzione di oro del 2020 potrebbe essere leggermente inferiore rispetto alle stime per via dei lockdown che hanno frenato varie aziende, con un’eventuale ripresa nel 2021.

Mercati valutari nel 2020

Anche sul forex market, il mercato delle valute, non sono mancati gli scossoni, con un netto rafforzamento del dollaro contro le valute australiane e la sterlina a inizio marzo, cui ha fatto seguito un’inversione di tendenza in grado di riportato AUD/USD oltre quota 0,63 e NZD/USD oltre 0.60. Anche il pound ha ripreso quota, arrivando in area 1,23/1,24 contro il dollaro americano. Per quanto riguarda il cambio fra euro e dollaro abbiamo assistito a movimenti contrastati ed altalenanti, che hanno nel complesso visto il dollaro rafforzarsi con un cambio EUR/USD prossimo a 1.08/1.09.