Il giorno della Fed

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Gli operatori sono tutti concordi: a distanza di un anno dall'ultimo ritocco (e a otto dal penultimo movimento), la Banca Centrale Americana alzerà questa sera i tassi di interesse di riferimento, provando ad anticipare la crescita dell'inflazione Usa, spinta al rialzo dalla crescita dei prezzi del petrolio.  I dati macroeconomici degli ultimi mesi hanno certificato la ripresa a stelle e strisce, con la disoccupazione che a novembre si è portata sui valori più bassi dal 2007 (al 4,6%), mentre la crescita nel terzo trimestre ha raggiunto il 3,2%. 

Sul fronte operativo i listini azionari hanno ripetutamente aggiornato i massimi nelle ultime settimane, mentre il dollaro resta forte, anche se nelle ultime 48 ore è rallentata la corsa alla banconota verde, con il rapporto euro/dollaro tornato sopra quota 1,06, mentre il cambio fra sterlina e dollaro viaggia a 1,265.

Se il petrolio nelle ultime settimane ha messo a segno un importante rally, la situazione è ben diversa per l'oro, le cui quotazioni non riescono a rimbalzare dai minimi di periodo. Il prezioso si trova infatti ormai circa 200$ al di sotto dei minimi della scorsa estate (collocati a 1.374$/oncia) e nei mesi di ottobre e novembre ha perso oltre il 50% di quanto guadagnato nei primi 7 mesi dell'anno.

Dal punto di vista tecnico le quotazioni si trovano ora in area 1.160$, a pochi dollari dall'area 1.145-1.150, che rappresenta il primo vero supporto per il metallo giallo. Il trend di fondo appare ancora impostato al ribasso e soltanto un ritorno dei prezzi di forza sopra quota 1.200 potrebbe metterlo in discussione, anche se, dopo la poderosa discesa delle ultime settimane, lo spazio per ulteriori discese è ormai ridotto.


gold 14 dec