L'inflazione frena in Europa. I mercati scommettono su Draghi "colomba" e vendono l'euro

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L’inflazione europea frena. Dopo i dati di ieri relativi a Germania e Spagna, la conferma è arrivata questa mattina dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, ma anche dal dato complessivo continentale. I prezzi in Italia a marzo sono rimasti fermi, a fronte del +0,4% del mese precedente, per un dato annualizzato a +1,4%, leggermente inferiore rispetto alle attese per +1,5%. Nel dettaglio continuano a salire i prezzi dei beni energetici non regolamentati e gli alimentari non lavorati, mentre scende leggermente il costo della spesa, con i prezzi alimentari, per la cura della casa e della persona in flessione dello 0,9%. Sotto le attese anche il dato francese, fermo allo 0,6%, contro delle stime per una crescita di 0,7%.

Sommando questi dati con il rallentamento della crescita dei prezzi tedeschi (da +2,2% a +1,6%) e di quelli spagnoli (da +3,0% a +2,3%) otteniamo un dato continentale in frenata. Lo scorso mese i prezzi avevano raggiunto una crescita del 2% nell’area euro, che si è ridotta questo mese all’1,5%, ben al di sotto delle attese (1,8%). Sui mercati valutari resta debole l’euro, scambiato ancora sotto quota 1,07 contro il dollaro, mentre il rapporto fra euro e sterlina resta sotto 0,86. 

Gli operatori vedono, a questo punto, molta meno pressione su Draghi nei prossimi mesi per porre fine al quantitative easing e scommettono contro la valuta unica. Poco mosso l’oro, negoziato a 1.242$, così come il FTSE MIB, in leggera flessione a 20.340 punti.