Scricchiolano i dati macroeconomici britannici

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La Brexit ancora non c’è, ma l’economia inglese mostra nuovi segnali di rallentamento, mentre la sterlina perde altro terreno sui mercati valutari, aggiornando i minimi degli ultimi due mesi contro l’euro.

I DATI MACROECONOMICI

Il dato più atteso era legato alla produzione manifatturiera, stimata dagli analisti a -0,6%. Il calo è andato oltre le previsioni, attestandosi a -0,9%. In altre parole la debolezza della sterlina, che ha perso oltre il 15% del suo valore sia contro il dollaro che contro l’euro dallo scorso 23 giugno, non sta rilanciando il settore manifatturiero come invece sperato dai Brexiters. Su base annuale il dato si è attestato a +2,7%, a fronte di attese per +3,0 ed in calo rispetto al precedente +4,2%.

In calo, nel mese di gennaio, anche la produzione industriale, che lascia lo 0,4% (come stimato dagli analisti), per un dato annualizzato leggermente al di sotto delle stime (+3,2% contro +3,3%). Dati misti dal comparto edile con l’output del settore costruzioni annuale che supera le attese (+2% contro +0,2%), mentre il dato mensile delude, con un calo dello 0,4 (la stima era per -0,2%). Recupero frazionale per la bilancia commerciale, che resta però fortemente negativa con un deficit di 10,8 miliardi (0,1 in meno rispetto al mese precedente). Nei giorni scorsi anche il settore dei servizi aveva mostrato un PMI in calo

LA STERLINA ANCORA IN CALO

Non trova pace la divisa della Regina. La sterlina perde ancora terreno contro l’euro. Il rapporto EUR/GBP sale a 0,874, in altre parole con 100 sterline si acquistano soltanto 114,4 euro, circa 20 in meno rispetto ai valori pre-Brexit e quasi 30 in meno rispetto ai massimi del 2015. Il pound resta debole anche contro il dollaro, confermandosi sotto quota 1,22, in area 1,2156 (il 19% in meno rispetto al 23 giugno scorso). Anche in questo caso la situazione è delicata con il cable (GBP/USD) che viaggia ad appena un paio di punti dai minimi degli ultimi 32 anni. E la sterlina debole potrebbe spingere ulteriormente al rialzo l’inflazione britannica. Ma questa è un’altra storia, che abbiamo analizzato nei giorni scorsi.

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