Brexit: l'Europa detta le linee guida per il negoziato con Londra

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Dalle 13:30 di mercoledì 29 marzo, quando è stato formalmente invocato l’articolo 50,  il Regno Unito è dall’altra parte nel tavolo delle negoziazioni. Ora la palla è nelle mani dell’Unione Europea, che vuole condurre le danze e lo vuole fare in modo diverso rispetto a come vorrebbe Londra. Ecco quanto emerge dalla prima risposta europea, arrivata, come promesso nelle scorse settimane da Donald Tusk, entro le 48 ore dalla notifica dell’articolo 50.

brexit Fra i punti chiave emerge come l’Europa non sia pronta a discutere in merito ad alcun accordo commerciale sino a quando non saranno stati definiti, almeno in parte, i termini del divorzio e, in altre parole, anche gli impegni economici sottoscritti dal Regno Unito. Sarà l’Europa, e non il Regno Unito, a giudicare quando i progressi in tal senso saranno significativi, inoltre l’impegno britannico per la sicurezza non sarà una moneta di scambio. “Il nostro dovere è quello di minimizzare l’incertezza determinate dalla Brexit, non c’è intento punitivo, la Brexit rappresenta già una punizione sufficiente” ha spiegato Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, presentando le line guida di quella che sarà la strategia dei 27 per i negoziati.

Un altro monito arriva in merito alle modalità della contrattazione: non sarà possibile nessun accordo con i singoli stati, l’Europa è e resterà un blocco unico e gli accordi dovranno essere stretti con tutto il blocco e non con i singoli membri. Nell’interesse di ambo le parti si cercherà di arrivare ad un accordo che contenga i danni e le incertezze economiche per il futuro. Non sarà inoltre possibile il cherry picking, cioè la scelta dell’appartenenza all’Unione Europea soltanto per alcuni aspetti, quelli cui il Regno Unito sarebbe interessato.

scozia

LA SCOZIA FORMALIZZA LA RICHIESTA DEL REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA La battaglia per la Brexit prosegue su piu fronti, con la leader scozzese Nicola Sturgeon che ha scritto a Theresa May, richiedendo ufficialmente il secondo referendum, approvato nei giorni scorsi dal parlemento di Edimburgo. Secondo la Sturgeon Downing Street non avrebbe alcun motivo razionale per bloccare l'indiref2. Londra ha già fatto sapere di non voler concedere, almeno in questa fase, un secondo referendum, ma la partita pare piu’ aperta che mai, con la crescente prospettiva di un rischiosissimo braccio di ferro fra Westminster e Edimburgo dall’esito incerto.