L'inflazione UK vola ai massimi dal 2013

BREXIT E INFLAZIONE VANNO A BRACCETTO. Lo avevamo preannunciato, il Regno Unito ora rischia di trovarsi di fronte ad un nemico invisibile ma più pericoloso della voglia di indipendenza Scozzese o della Brexit stessa

https://www.forexsilvergold.com/it/articoli/news/mercoled%C3%AC-29-marzo-2017-il-giorno-della-brexit/

 (di cui è una diretta conseguenza). Stiamo parlando dell’inflazione, che nel solo mese di febbraio è balzata da 1,8 a 2,3%, sorprendendo mercati ed analisti, che avevano ipotizzato una crescita più contenuta al 2,1%. Questione di decimali, che in questo caso hanno un peso significativo. Il dato è il più elevato dal settembre 2013. A trainare la crescita sono stati i prezzi per i trasporti (in particolare il caro benzina), ma si sono mossi anche gli alimentari, in rialzo dello 0,3% dopo 31 mesi consecutivi di discesa.

IL RISCHIO DI UNA DOPPIA INFLAZIONE. Ebbene sì, è proprio questo il rischio centrale per il Regno Unito. In uno scenario globale di ripresa dell’inflazione (con l’Europa al 2% e gli Stati Uniti al 2,7%) l’Isola di Albione potrebbe trovarsi a dover far fronte da un lato ad una crescita dei prezzi generalizzata su base mondiale, dall’altra a vedersela con il deprezzamento della sterlina, che ha perso oltre il 15% del suo valore contro le principali valute dal voto della Brexit in poi. Non lo scenario ideale per un paese storicamente importatore di beni, che nel solo 2016 ha accusato un deficit commerciale vicino ai 40 miliardi di sterline.

In questo scenario la sterlina ha guadagnato terreno, con i mercati che scommettono su un possibile rialzo dei tassi da parte della Bank of England (ad inizio 2018 o forse anche prima). Il rapporto fra euro e sterlina è sceso a 0,866, sui massimi da due settimane, mentre il cable (gbp/usd) è salito oltre 1,245. Il conto alla rovescia verso la chiamata dell’articolo 50 prosegue, ma gli ostacoli sul cammino di Theresa May (che ad aprile sarà sulla copertina di Vogue US) e del Regno Unito restano numerosi.