Theresa May perde il capo strategist. E' ancora caos Brexit

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La Brexit prosegue a rilento. O forse sarebbe più corretto dire che davvero non procede, con Europa e Regno Unito sempre più distanti anche sulla questione della Final Bill. Nel frattempo, però, Theresa May ha perso questa settimana un altro pezzo del suo team. Si è infatti dimesso lo stratega del Primo Ministro, Chris Wilkins, colui che, insieme a Nick Timothy (anch’egli già dimessosi) preparò il discorso sulla Brexit di Theresa May, quello di gennaio in cui la First Lady annunciò la linea guida britannica sul come affrontare la tanto discussa (ed altrettanto temuta) Brexit, abbandonando il mercato unico europeo.

brexitLe dimissioni di Wilkins rappresentano l’ennesimo tassello di una lunga fuga dalla squadra della May, che ha preso il via poche ore dopo le disastrose elezioni dell’8 giugno scorso, quando i conservatori hanno perso la maggioranza assoluta, risultando costretti a tentare un difficile governo di minoranza con gli unionisti nordirlandesi. Wilkins, che secondo Bloomberg andrà a lavorare come consulente nel settore delle comunicazioni, aveva lavorato come chief speech writer, era dunque la mente della visione della Brexit della May, che appare in gran parte ancora oggi nebulosa. Il contrastro parrebbe essere nato dalla diversa visione di parte dello staff: Wilkins avrebbe voluto presentare la May alle elezioni come una radicale possibilità di cambiamento per il paese, mentre invece la consulente per le elezioni Lynton Crosby spinse la May a muoversi sulla promessa di una leadership “strong and stable”, concetto forse più vicino all’establishment, che sicuramente non ha ottenuto l’apprezzamento popolare. Nel mezzo dei dibattiti fra Londra e Bruxelles Theresa May perde dunque un altro tassello del suo team, con una Brexit che si annuncia sempre più complicata per la Gran Bretagna. Proprio in settimana l’ONS, l’istituto statistico britannico ha confermato una crescita in calo per l’UK, che ha fatto registrato +0,3% nel secondo trimestre 2017, contro un aumento dello 0,6 nello stesso trimestre dell’anno precedente. Da notare che in questi ultimi mesi la crescita europea abbia battuto quella britannica, segnando un punto a favore dell’UE nella sfida della Brexit.